Osserviamo e Disegniamo



La passione di disegnare mi ha accompagnato per tutta la vita, ma non è stato così facile accettare di avere questa passione. Per anni ho disegnato solo quando durante le lezioni mi annoiavo. Disegnare mi permetteva di isolarmi e mi faceva dimenticare la noiosità dell'interlocutore e mi trasportava in un mondo tutto mio.

Disegnavo benissimo durante le lezioni di fisica e di matematica per esempio, ma non riuscivo assolutamente a farlo durante le lezioni di italiano e letteratura latina.
Le mie insegnanti erano così interessanti che non riuscivo a disegnare perché volevo ascoltare.

Nella mia classe al liceo ero seduta al primo banco e quindi non potevo parlare con le mie compagne senza essere ripresa dall'insegnante. Avevo posizionato una barriera , tra libri e quaderni, in modo che non si vedesse che invece di prendere appunti ...disegnavo.
Insomma per disegnare avevo bisogno di non parlare e dovevo isolarmi.

Molti non hanno bisogno di tutto questo, riescono benissimo a disegnare parlando e circondati dal mondo, ma io non ci riesco, nemmeno ora, dopo tutti questi anni di disegno.

Ai tempi però non avevo ancora capito questi motivi e pensavo che sì , mi piaceva disegnare, ma non ero  così brava. Io disegnavo saltuariamente e non ero molto brava con il disegno a memoria. Pensavo che quello che facevo era solo copiare e non disegnare.

Ma in fondo disegnare, non è forse copiare?

  
Albrecht Dürer utilizzava una Griglia per proiettare i punti di un oggetto su un piano come illustra nella sua acquaforte.
La sua osservazione del mondo circostante fu molto accurata, era molto puntiglioso nell'osservazione e possedeva sicuramente delle non comuni doti di disegnatore. 



Mentre frequentavo l'università facevo delle supplenze di arte in alcune scuole medie cittadine.
Ricordo ancora quando, entrando nella classe ancora vuota, vidi un mio allievo di 11 anni riprodurre in modo spettacolare una foto che ritraeva la cantante Madonna che a lui piaceva molto.
Lo guardai ammirata e mi feci spiegare come fosse stato capace di riprodurre così bene una foto: cosa che a me non riusciva così bene, benchè fossì più grande di lui e disegnassi da più tempo.
Mi parlò della sua insegnante e degli esercizi che lei aveva fatto fare a tutta la classe.
Il mio allievo mi parlò del libro che avevano usato e che era Disegnare con la parte destra del cervello di Betty Edwards. Comprai subito il libro: era il 4 marzo 1987.


Lo so perché allora era mia abitudine scrivere le date di acquisto sui libri. E' da trent'anni che questo prezioso manuale fa bella mostra di sé nella mia libreria. L'ho usato e riletto talmente tanto che ormai ha le pagine che si sono scollate. Ma è il primo libro che mi veramente insegnato a disegnare. O meglio, mi ha insegnato a nominare e quindi a guardare in modo utile l'oggetto da disegnare. Il mio disegno consapevole è iniziato da lì e non mi ha più abbandonato. 



Il riuscire a riprodurre la realtà con l'osservazione mi ha aiutato a vedere con attenzione ciò che mi circondava, mi ha aiutato a divertirmi con l'osservazione e mi ha reso consapevole di quanta bellezza mi circondava e a cui prima non davo importanza.


 E' da questo ricordo che parto per introdurre il mio corso di disegno realistico. 




Il prossimo  lunedì 15 ottobre 2018 inizierà a Torino presso la sede di Babelica un mio corso sul guardare e sul disegnare .
Il corso sarà suddiviso in 8 incontri di due ore ciascuno dalle 18 alle 20 ogni lunedì e terminerà lunedì 3 dicembre.
Se cliccate qui  trovate le informazioni relative al programma e al costo sia della singola lezione che dell'intero laboratorio.
Riduzione della quota di iscrizione a chi si iscrive entro il 15 settembre 2018.
Vi aspetto!
 

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